Le aggressioni alle forze dell’ordine e la “campagna d’odio” ai danni dello Stato: il giornalista Vittorio Feltri non le manda a dire.
Gli attacchi alla polizia avvenuti di recente hanno letteralmente fatto infuriare Vittorio Feltri. Il giornalista, nel corso del suo ultimo editoriale per Il Giornale, ha tuonato ancora una volta relativamente a quello che lui stesso ha definito una “campagna d’odio” contro lo Stato. Lo spunto per parlarne è stato, come al solito, un commento di un suo lettore.
![Vittorio Feltri seduto](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2024/11/GI_Vittorio_Feltri.jpg)
Feltri e le aggressioni alle forze dell’ordine
Il commento di Vittorio Feltri per Il Giornale arriva dalle parole di un lettore in merito alla situazione paradossale che si sta vivendo riguardo a certi episodi di cronaca dove la polizia, e in generale le forze dell’ordine, che spesso compiendo il proprio lavoro passano, a detta di molti, per essere loro quelli “cattivi”.
“E’ un fatto che le aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine siano in costante aumento, ad opera soprattutto di immigrati irregolari, ma non soltanto”, ha esordito il giornalista. “Questo è il risultato, da un lato di politiche scellerate di accoglienza indiscriminata di chiunque, che abbiamo protratto per lustri, riempiendo le nostre città e le nostre strade di gente che, lungi dal pagarci le pensioni, come ci spiegava la sinistra, ci accoltella e ci deruba con piacere; dall’altro di un tipo di mentalità, sempre più diffuso, che criminalizza chi sta dalla parte della legge e vittimizza sempre e comunque chi delinque, vedendo nella devianza una scelta inevitabile che l’individuo ha dovuto compiere, suo malgrado, a causa di esclusione sociale e miseria, di cui egli non è stato colpevole”, ha detto Feltri.
La campagna d’odio: due pesi e due misure
Secondo il pensiero di Feltri, “sono i progressisti a coltivare questi pensieri giustificazionisti, che creano deresponsabilizzazione e insicurezza”. Per il giornalista tale “impostazione ideologica” porta a parlare, quando accadono fatti di cronaca che coinvolto le forze dell’ordine, di “‘delitto di Stato’ mentre se un poliziotto, o un carabiniere, muore durante il servizio, poiché aggredito, accoltellato, preso a martellate, o nel corso di un inseguimento, o magari resta ferito, anche mutilato, non si parla di ‘aggressione allo Stato’, né di ‘attentato allo Stato'”.
Secondo il giornalista ci sarebbero “due pesi e due misure che ci dicono tanto sul tipo di educazione che stiamo veicolando, basata sulla esaltazione di chi delinque […]”. Una situazione che porta le forze di polizia ad essere “bersaglio di una campagna di odio che testimonia una sorta di disprezzo verso lo Stato, quel medesimo disprezzo che conduce taluni radical-chic a prendersela con l’inno di Mameli, definendolo ‘sessista’ e ‘razzista’ e proponendo di modificarlo […]”. Per Feltri questa situazione è un “qualcosa che non possiamo accettare. Qualcosa a cui non dobbiamo rassegnarci. Un delitto contro lo Stato“.